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- Scritto da Lorenzo Stocco
- Categoria: Le Aizoaceae
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Un cassone di Pleiospilos & Co.
la posizione del cassone
Alcuni anni fa ebbi dei problemi di spazio all’interno della serra ( e chi di noi non ce li ha?), purtroppo per quanto si tende ad ingrandirla ci sono sempre pronte molte piante a riempirla. Avevo allora alcuni vasi di Pleiospilos di varie specie ai quali proprio non sapevo quale spazio dare che potesse avere luce a sufficienza, presi una decisione drastica e gli diedi lo sfratto dalla serra. Iniziai così a costruire un cassone lungo circa un metro e largo circa 50 cm. e alto altri 50 cm. circa, lo feci in legno e gli montai anche delle ruote per poterlo spostare più facilmente. Uno dei problemi iniziali era quello di trovare un collante per legno ( materiale con cui dovevo costruire il cassone ) che sopporti bene l’umidità e che doveva servire anche per incollare del polistirolo, quindi un collante senza solventi, ne trovai uno che ritengo molto buono e che addirittura con l’umidità aumenta la sua tenuta, va molto bene anche per il polistirolo, cosa a cui tenevo maggiormente dato che il legno lo potevo anche avvitare, mentre col polistirolo questo non sarebbe possibile. Feci quindi dei telai di legno e li rivestii internamente col polistirolo , il tutto ben incollato ed avvitato, feci anche superiormente una sorta di tetto con della rete antigrandine per una triplice funzione:
Antigrandine.
Per il fatto che dovendo stare all’esterno per sempre! Qualche grandinata correva il rischio di prenderla, nella mia zona, a ridosso delle prealpi, sono frequentissime in estate e spesso anche molto forti, e non so se i Pleiospilos andrebbero bene con la macedonia.
Ombreggiante.
Sembra strano, ma non lo è, in estate una certa ombreggiatura non guasta, almeno da me, forse per chi coltiva Pleiospilos in montagna o nell’Europa del centro-nord questo potrebbe sembrare esagerato per piante che amano solitamente il sole pieno, ma dobbiamo considerare alcune cose:
- Il clima caldo-afoso della pianura veneta ( e qui ci sarebbe da fare un lungo discorso che magari vedremo in futuro ).
- Il fatto che anche se grande sono lo stesso in un vaso col rischio di un surriscaldamento maggiore che in piena terra (vedi un mio precedente articolo).
- Altra questione, in natura spesso quelli in pieno sole su terreni piani stanno molto male rispetto a quelli riparati da cespugli secchi, da massi rocciosi, o cresciuti ai lati collinosi con limitate ore solari.
- L’esperienza, nel mio ambiente, mi ha insegnato che così vivono meglio, non crescono deformati e non hanno scottature.
Antigatto
A dire il vero i miei gatti amano particolarmente andarsi a distendere sopra l’antigrandine ( tipo amaca ) ed anche prenderla ad unghiate provocando a volte l’inevitabile squarciamento della rete, lo stesso fanno col nylon che uso per coprire la serra, altro loro divertimento è rincorrere le lucertole dentro la serra andando ad intrufolarsi nelle semine appena effettuate o nei rinvasi recenti, lascio a voi immaginare di dover rimettere a posto centinaia di piccoli Lithops di 3 mm. con i cartellini dei nomi tutti mescolati ( un buon metodo per mettersi alla prova sulla capacità di riconoscere i Lithops ), a volte ho dovuto setacciare anche il terriccio alla ricerca delle piantine, naturalmente il tutto capita sempre quando non hai il tempo per farlo! Beh mi sono dilungato troppo sui fuoritema, ma a volte ci stanno bene.
Ho riempito il cassone con i miei soliti composti ghiaiosi ( lapillo, granito, quarzo, ecc.) più un po’ di terra della campagna del mio paese che è di tendenza argillosa, amo raccogliere soprattutto quella che le talpe smuovono dai campi, è sempre bella soffice. Ultimamente ho trovato del terreno argilloso che mi sembra molto adatto, pare del brecciolino, una volta bagnato si scoglie ma asciutto non impacca il terreno ma rimane questa sua proprietà di sgretolamento continuo, come se invece di terra argillosa avessimo della sabbia grossolana, l’ho trovato per pura fortuna e per merito di lavori stradali nelle alpi a causa di piogge torrenziali, il lato negativo è che il posto è abbastanza distante e non so per quanto ne avrò a disposizione.
il cassone ed il contenuto
Nel cassone ho messo a dimora: P. bolusii, P. nelii, P. compactus e alcune sue varietà, dei Lithops, Tanquana hilmari, Prepodesma orpenii, Corpuscolaria brittiniae, Stomatium trifarium, S. resedolens . Adesso sono passati ormai alcuni anni e le piante stanno ancora tutte bene, hanno passato inverni piuttosto freddi, i Pleiospilos si sono a volte congelati nel vero senso della parola erano diventati, con temperature di 7 o 8 gradi sotto zero, dei veri ghiaccioli induriti, e sempre con grande sorpresa li rivedo ogni primavera fare la loro muta ed il P. nelii fiorire. Le altre piante anche loro non hanno segni di sofferenza per il freddo passato durante l’inverno.
varie piante presenti
Questa esperienza ha fatto consolidare in me l’idea che già avevo sulla gran resistenza al freddo( specie se tenuti molto asciutti) di tutte le specie comprendenti il gruppo delle mesembryanthemaceae, cosa che potrebbe sembrare strana dato il loro aspetto spesso gonfio di liquido e con ben poca sostanza organica, invece la natura sorprende sempre e direi che piante gonfie d’acqua come lithops e conophytum possono essere paragonate come resistenza al freddo alle cactaceae messicane più resistenti se non alle nord americane.
Pleiospilos Simulans in fioritura
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